Ricercatori statunitensi hanno scoperto recentemente una strategia che potrebbe essere di grande aiuto nel combattere la toxoplasmosi.
Il parassita che la provoca, Toxoplasma gondii è caratterizzato dalla sua costituzione unicellulare, piccolo ma in grado di infettare praticamente ogni animale a sangue caldo.
Le persone e gli animali che sono infettati dal parassita generalmente non manifestano sintomi, ma in alcune fasce della popolazione l’infezione da toxoplasmosi può essere veramente pericolosa: gli immunodepressi, le persone affette da HIV, gli anziani ed i bambini. Tutti coloro insomma che hanno un sistema immunitario debole o compromesso.
Lo studio, i cui risultati sono pubblicati nell’ultimo numero di Journal of Immunology, evidenziano la possibilità di attuare un nuovo approccio per combattere il parassita una volta che questo ha infettato la persona.
L’infezione occorre quando si ingeriscono le ovocisti del parassita, che possono trovarsi sia nelle feci di alcuni animali, i gatti per esempio, oppure nella carne poco cotta del maiale e di altri animali di cui ci nutriamo.
Una volta che il parassita viene ingerito, i tachizoiti, la forma che assume il parassita e che diffonde l’infezione, si moltiplicano infettando le cellule, all’interno delle quali si riproducono. Una volta moltiplicati la cellula si rompe ed i nuovi parassiti si diffondono, pronti ad infettare altre cellule.
Gli studi nella capsula di Petri hanno evidenziato che i tachizoiti passano attraverso cinque o sei cicli riproduttivi prima di rompere le pareti della cellula ospite e fuoriuscire. Ulteriori esami condotti sui topi hanno però evidenziato che tale processo nella realtà è molto più rapido, e le cellule si rompono dopo appena due cicli di divisione cellulare.
I ricercatori si sono dunque chiesti come mai il parassita necessiti di uscire più rapidamente di quanto non faccia in laboratorio dalla cellula ospite. La risposta è stata che i macrofagi, le cellule del sistema immunitario, cominciano ad approssimarsi alla cellula infettata, e le cellule del parassita prima che si manifesti un’ostilità nei loro confronti rompono le pareti della cellula ospitante per allontanarsi.
Gli scienziati non conoscono ancora il motivo per cui le cellule immunitarie ottengono che il parassita fuoriesca dalle cellule infette, però sono convinti che scoprire un farmaco in grado di stimolare lo stesso meccanismo, ovvero invogliare le cellule parassite ad andarsene, e nello stesso tempo bloccarne l’uscita potrebbe essere una strategia vincente per combatterle.