Due nuovi studi sull'influenza suina dagli Stati Uniti.
Fino ad ora, quasi tutti i ceppi di H1N1 sono risultati sensibili all’azione di due farmaci, oseltamivir (Tamiflu), e zanamivir (Relenza), e per questo motivo questi due farmaci sono stati utilizzati e distribuiti a scopo preventivo.
Il problema è che l’utilizzo di questi farmaci su persone sane può favorire lo sviluppo di un virus farmaco resistente.
Come è accaduto appunto in un campeggio in North Carolina: quando 65 persone tra campeggiatori e personale era risultato infetto dal virus, tutta il resto dei campeggiatori e del personale sono stati sottoposti a trattamento preventivo con Tamiflu.
In seguito su due donne sottoposte alla cura farmacologica sono stati rinvenuti i sintomi dell’influenza, ed è stato isolato un virus che resisteva all’azione del farmaco.
Sembra anche che una delle due donne abbia in seguito trasmesso il virus al suo compagno.
Se così fosse sarebbe questo il primo caso accertato di trasmissione di un virus dell’influenza suina farmaco resistente da persona a persona.
Una seconda squadra di ricercatori statunitensi ha invece voluto analizzare, su una classe scolastica delle elementari in Pennsylvania nella quale gli allievi erano risultati positivi al virus influenzale, quanto fosse la durata della diffusione del virus nell’ambiente tra i bambini contagiati.
Dopo l’insorgere dei sintomi, hanno rilevato gli scienziati, il bambino diffonde i virus nell’ambiente per circa 6 giorni in media, con picchi fino ai 13 giorni.
Stessi dati ha fornito una ricerca su bambini di età superiore ai 9 anni. Generalmente questo è anche il periodo di diffusione dei virus equivalente anche negli adulti e valido anche per le altre forme di influenza stagionale.