Diabete, ipertensione e obesità metterebbero a serio rischio il cervello, che si deteriorerebbe decisamente più velocemente.
Definiamo sconcertanti questi risultati poiché lascerebbero intendere che codeste malattie, derivate in massima parte non già da veri e propri disagi clinici ma soltanto da vizi e cattive abitudini alimentari, dunque correggibili grazie all’impegno e alla buona volontà, determinerebbero, oltre ai noti problemi che ormai tutti conosciamo e che ormai tutti avremmo dovuto imparare a scongiurare, una vera e propria riduzione del volume del cervello.
Le conseguenze? Minori capacità cognitive che si tradurrebbero in degenerazioni marcate dell’ippocampo, responsabile della memoria a lungo termine e in maggiori capacita organizzative e decisionali, trasformandosi, poco a poco, in veri e propri segni di demenza.
Lo studio ha interessato circa 1.300 pazienti di 54 anni d’età, senz’alcun tipo di disturbo neurologico, divisi in diversi gruppi (tra cui uno di controllo, ovviamente) a seconda che all’inizio dell’indagine presentassero problemi di fumo, di obesità o di diabete, tenuti sotto stretta osservazione, anche grazie al supporto delle più moderne tecnologie (quali TAC o PET), per circa 7 anni.
Nei pazienti sofferenti di pressione alta si è scoperto come vi sia, superata un certa età, una superproduzione di sostanza bianca o di lesioni vascolari a danno del sistema nervoso, tra le principali cause di riduzione della velocità d’elaborazione del cervello. Ciò si traduce, come evidenziato da test specialistici, in una minore capacità di pianificazione (anche i correlazione a decisioni semplici)
Il diabete, invece, sarebbe responsabile, insieme al fumo, della riduzione di volume dell’ippocampo che, come spiegavamo poc’anzi, è responsabile del buon funzionamento della memoria.
L’obesità, invece, sarebbe gravemente responsabile di un più rapido deterioramento delle funzione cognitive in generale.