Con il termine claustrofobia si intende una paura irrazionale per gli spazi chiusi. Come qualsiasi alta patologia fobica, la sua gravità varia ampiamente da persona a persona. Chi ne soffre può presentare sintomi in piccole stanze, o in grandi stanze, ma affollate, su giostre che comportano cinture di sicurezza anche se all’aperto, in macchina, su un aereo, in ascensore o nelle apparecchiature per la tac o la risonanza magnetica. Ma quali sono questi sintomi? Come distinguerli e cosa fare?
I sintomi di claustrofobia
Se si soffre di claustrofobia, si può avere la sensazione di panico quando ci si trova in uno spazio piccolo o dalle caratteristiche sopra descritte. Questo si manifesta con sudore, palpitazioni e/o tremore; si può scoppiare a piangere, capita di urlare dalla paura, manca il respiro, si cerca di fare qualunque cosa pur di uscire da quella situazione: alcuni raccontano di avere la sensazione che le pareti della stanza gli si stiano chiudendo addosso. Alla lunga si tenderanno ad evitare tutti i contesti che possono provocare questi stati claustrofobici, con la conseguente riduzione della vita sociale ed affettiva.
Quali sono le cause della claustrofobia?
Non è ancora chiaro cosa scateni la claustrofobia. Molti ipotizzano che possa essere radicata in una brutta esperienza dell’infanzia, altri ritengono che sia un meccanismo di sopravvivenza legato all’evoluzione.
Come gestire e tenere sotto controllo la claustrofobia
La psicoterapia, ed in particolare la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) ha dimostrato di essere molto efficace nel trattamento di questo disturbo. Il medico può anche prescrivere farmaci anti-ansia o antidepressivi per aiutare a gestire i sintomi.
Tecniche comportamentali come la desensibilizzazione sistematica sono spesso usate in combinazione con i metodi cognitivi. L’importante è fare in modo che le varie metodiche lavorino insieme sia sul controllo dei sintomi e della paura che sui motivi scatenanti.
Uno studio del 2007, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica CyberPsychology and Behavior , ha dimostrato come anche la realtà virtuale immersiva possa essere efficace per aiutare chi soffre di claustrofobia sviluppando un evento-paura indotto.
Alcune persone trovano invece sollievo attraverso l’ipnosi e altre forme alternative di trattamento. Altri ritengono che i metodi di auto-aiuto, come la visualizzazione di loro stessi possono aiutare a gestire i momenti di crisi, gli attacchi claustrofobici. Se si decide di provare metodi alternativi di cura, qualunque questi siano, è sempre importante parlarne con il proprio medico esperto in salute mentale. E’ necessario rivolgersi ad uno specialista: perché la giusta cura ha successo nella maggioranza dei casi e perché la claustrofobia, se non gestita, può invalidare la vita sociale e mettere a rischio la salute, laddove il paziente ad esempio rifiuti di fare una Risonanza Magnetica.
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Foto: Thinkstock
Fonte: Phobias.about.com