Sebbene fare sport attenui la tendenza a fumare, la visione di determinati film vanifica l'effetto preventivo delle attività sportive.
I film, secondo i ricercatori, possono influenzare gusti e comportamento, dalla cultura al modo di vestire, e quindi anche l’attitudine al fumo.
Secondo dati statistici, tra il 30 ed il 50% degli adolescenti che fumano attribuiscono ciò al fatto di averlo visto fare nei film.
I dati raccolti durante la ricerca, riguardavano 2.048 bambini. La prima tranche di dati è stata raccolta nel 1999, e riguardava un’inchiesta sull’esposizione dei bambini dai 9 ai 14 anni alla visione di film con scene di fumatori e sigarette, mentre la seconda tranche di dati raccoglieva, nel 2007, i dati sulla partecipazione dei bambini, di età compresa tra 16 e 21 anni ad attività sportive di squadra.
Il follow-up ha rilevato che il 17,2 per cento del campione è diventato fumatore una volta adulto.
Tra questi coloro che hanno affermato di aver visto, in età compresa tra 9 e 14 anni, film dove si fuma sono risultati avere una probabilità più alta di diventare fumatori.
Anche se è risultato che coloro che fossero coinvolti in attività sportive risultavano meno esposti al rischio di diventare fumatori, assemblando gli sportivi con i non sportivi si è visto che l’influenza dei film sulla tendenza all’uso del tabacco risultava essere contante, attestandosi intorno al 19,3% in entrambe le categorie.
Tra gli altri risultati dell’inchiesta di un certo interesse il fatto che i fumatori hanno più probabilità di essere di sesso maschile, di famiglie con basso livello di istruzione, di avere molti amici e genitori che fumano, scarsi risultati a scuola, un percorso scolastico più ridotto, ed un’attitudine maggiore per comportamenti a rischio.
“Gli sport di squadra sono chiaramente una protezione per evitare che i giovani fumino”, ha dichiarato la responsabile dello studio, la professoressa Anna M. Adachi-Mejia, “ma la visione di determinati film può vanificare del tutto tale effetto positivo.
I genitori dovrebbero maturare la consapevolezza che è necessario ridurre al minimo tale esposizione, e che il fatto che il bambino faccia sport non è sufficiente”.