A Parma si è concluso da poco il convegno “Cent’anni di Comportamentismo” dove è stato accolta con molto entusiasmo la “mindfullness”, una pratica di meditazione nata negli Stati Uniti. Negli Usa la “mindfullness” ha riscosso da tempo successo per il modo di affrontare i disturbi comportamentali dell’uomo, e molti medici e specialisti la usano per trattare disturbi psicologici e sofferenze.
Questa tecnica, che molto riprende dal buddismo, si fonde bene con la psicoterapia, e ora anche in Italia si sta pensando di applicarla a bambini e ragazzi con problemi comportamentali, con deficit dell’attenzione o con iperattività. La psicoterapeuta per l’infanzia Francesca Pergolizzi, docente all’Accademia delle Scienze cognitive e comportamentali di Parma spiega che questa meditazione/terapia è molto adatta ai bambini, in quanto porta loro a fare esperienze più dirette con il mondo che li circonda; in un mondo dove si va sempre di fretta e ci si sofferma poco sulle cose, ai bambini viene richiesto di fissare la loro attenzione sui loro 5 sensi, sul modo di relazionarsi agli oggetti e persone, di scoprire le loro emozioni e di non averne paura. Dunque lo scopo della mindfullness è quello di aumentare la consapevolezza di se e del mondo, e i livelli di concentrazione e attenzione sulle proprie azioni, sui suoni, sulle immagini, e verso l’altro.
Nello scoprire le proprie sensazioni corporee e a relazionarsi con esse si impara a combattere lo stress e le paure, e trovare l’equilibrio. La mindfullness ha avuto ottimi risultati anche nel trattare l’autismo e gli attacchi di panico.
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