Il QI, secondo quanto recentemente dimostrato da ricercatori norvegesi, verrebbe grandemente influenzato dagli anni trascorsi sui banchi di scuola.
Servivano, però, dati che dimostrassero la succitata correlazione, facendo tramontare il mito dell’intelligenza quale capacità e prerogativa innata e consentendo dunque, a chiunque, di acquisire il proprio ideale quoziente intellettivo, più o meno alto a seconda dell’impegno e degli anni di studio profusi dall’individuo.
► AUTISMO ED EVOLUZIONE DELLA SPECIE
Secondo una recente ricerca norvegese, brillantemente condotta dagli studiosi del Dipartimento di Statistica dell’Università di Oslo, sarebbero proprio gli anni di studio, e dunque l’impegno nello studio, a condizionare, più delle abilità innate o acquisite con l’esperienza o dell’ambiente circostante o del percorso di studi prescelto, il valore del quoziente intellettivo del soggetto che, sempre stando a quanto dichiarato dai ricercatori norvegesi, acquisterebbe circa 3,7 punti di QI per ogni anno passato sui banchi di scuola o di università.
► RAGGIUNTO IL LIMITE MASSIMO DELL’INTELLIGENZA
Ciò sarebbe stato dimostrato, informano da Oslo, analizzando i risultati dei test di intelligenza dei moltissimi cittadini norvegesi nati a cavallo tra il 1950 ed il 1958, ovverosia nel periodo di transizione verso il moderno sistema scolastico la cui riforma, proprio di quegli anni, avrebbe esteso l’obbligo scolastico sino al completamento della scuola secondaria di secondo grado.
Gli esiti, come riportato dalla prestigiosissima rivista scientifica statunitense Proceedings of the National Academy of Sciences, non lascerebbero dubbi sulla questione da noi analizzata: l’estensione dell’obbligo scolastico avrebbe consentito ai norvegesi diplomatisi con il nuovo sistema di conseguire un quoziente intellettivo superiore in media di 0,6 punti rispetto a quanti decisero di non arrivare sino al diploma.