Nuova ricerca proveniente dagli States...
Come spiegato dai ricercatori, l’alternarsi tra le fasi di veglia e riposo viene disturbato dalle placche amiloidi, che sono dei depositi cerebrali di proteina beta-amiloide legati alla malattia.
I ricercatori hanno scoperto che l’eliminazione dei depositi di proteina beta-amiloide nei topi consente di combattere i problemi del sonno. Nello specifico è stato spiegato che la qualità del sonno e la quantità di ore di riposo calano naturalmente andando avanti con l’età, in maniera più marcata nei soggetti che soffrono di Alzheimer. Come spiegato dai ricercatori l’aggregazione della proteina beta-amiloide nel cervello inizia anni prima rispetto alla comparsa dei primi sintomi della malattia andando a disturbare molto il sonno.
È stato scoperto che i topi senza placche dormono in media 40 minuti per ogni ora di luce, quando però inizia a depositarsi la beta-amiloide il tempo di sonno scende a 30 minuti per ogni ora di luce. Secondo i dati dei ricercatori anche nel cervello umano accadrebbe qualcosa di molto simile, quindi secondo lo studio se i disturbi del sonno iniziano presto potrebbe trattarsi di un indicatore della presenza della malattia. Tuttavia si tratta ancora di una ricerca nelle fasi iniziali, ma se dovesse essere confermata questa teoria allora si potrebbero sfruttare i problemi del sonno per identificare i soggetti a rischio.