Ad oggi, a stento un quindicenne italiano su due fa attività fisica. Sono sempre di più coloro per i quali la rinuncia allo sport si evidenzia già a partire dagli undici anni. Un dato, di per sè, allarmante.
Se poi si conta che i ragazzi italiani posseggono anche il primato della sedentarietà, facendo registrare tassi tripli in confronto agli altri Paesi europei il gioco è fatto. In sostanza, i giovanissimi preferiscono divano e videogiochi, nonché pc e smartphone, al calcio o al basket. Sono sempre di più le nuove tecnologie a monopolizzare il tempo libero dei ragazzi. A evidenziare il fenomeno sono i pediatri che – nel corso del raduno degli Stati generali della pediatria, promossi dalla Società italiana di pediatria (Sip) e celebrati oggi in concomitanza con la Giornata mondiale del bambino e dell’adolescente – lanciano un’evidente allerta: questa è una generazione che rischia di diventare malata.
In atto c’è un fenomeno preoccupante. Lo rivela anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, di concerto il presidente della Camera, Laura Boldrini, che in due distinti messaggi hanno sottolineato l’importanza di promuovere l’attività fisica anche con campagne di sensibilizzazione.
I numeri, secondo quanto riportato dagli esperti, sono indice di gravità: il fenomeno del drop-out, cioè l’abbandono precoce dell’attività sportiva, inizia infatti già a 11 anni e la quota di praticanti sportivi nella fascia di età 11-14 anni è scesa dal 56 per cento al 53%. In 10 anni (2001-2011), affermano i pediatri, si registra però un fenomeno in controtendenza tra i bambini tra 6 e 10 anni, tra i quali la pratica sportiva è invece aumentata, passando dal 48,8 al 54,3 per cento.
Tuttavia già dopo la scuola primaria, i bambini cominciano ad allontanarsi dallo sport e ad ingrossare le fila dei sedentari.