Sebbene oggi questi sentimenti vengano visti e giudicati in maniera decisamente negativa in passato sarebbero stati utili, se non addirittura fondamentali piuttosto che decisivi, all'evoluzione umana.
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Eppure, come confermato in questi giorni dai ricercatori del SUNY Downstate Medical Center (una delle più prestigiose istituzioni universitarie degli Stati Uniti d’America), a favorire l’evoluzione come ed anche di più dell’intelligenza stessa sarebbe stata, per quanto strano ciò possa dirsi, la preoccupazione, l’ansia, il timore dell’ignoto.
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Sebbene oggi, infatti, questi sentimenti vengano visti e giudicati in maniera decisamente negativa, quali espressione di instabilità mentale se non quali veri e propri sintomi di una qualsiasi patologia psicologica, in passato sarebbero stati utili, se non addirittura fondamentali piuttosto che decisivi, all’evoluzione umana.
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Vi sarebbe, però, molto di più.
Secondo Jeremy Coplan, professore ordinario della Facoltà di Psicologia della succitata università nonché principale relatore della ricerca oggi alla nostra attenzione, la preoccupazione avrebbe giocato un ruolo chiave nell’evoluzione umana al di là della reale presenza di un reale pericolo.
I disturbi d’ansia, dunque, aiuterebbero tutti gli individui a non confrontarsi con alcuna situazione possibilmente rischiosa o pericolosa, quand’anche un reale motivo di preoccupazione non fosse stato in realtà segnalato dall’ambiente circostante, contribuendo a farli vivere molto più a lungo delle persone perfettamente sane.