La qualità del sono dipende dallo stato di salute e dall’età dell’individuo, ma anche dallo stress accumulato
Si dorme meglio se non si è stressati: sembra infatti che andare pensione aiuti a eliminare i problemi legati alla carenza o alla cattiva qualità del sonno.
Lo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Basilea e da David Richte e del German Insititute for Economic Research di Berlino si è concentrato sull’analisi della qualità del sonno e delle condizioni di salute di circa 15.000 persone di età compresa fra i 18 e gli 85 anni.
E emerso quanto era già in parte noto: con il passaggio dalla giovinezza alla terza età la qualità del sonno tende a diminuire visto che insorgono stanchezza quotidiana, e compare la difficoltà ad addormentarsi e l’abitudine a svegliarsi presto.
Tuttavia sembra proprio che dopo i 60 anni, e in concomitanza del pensionamento, la qualità del sonno tenda di nuovo a migliorare anche se solo per un anno dalla fine dell’attività lavorativa. Successivamente sembrano ripresentarsi gli stessi problemi, ma ciò fa pensare che la riduzione dello stress legato al lavoro possa migliorare la qualità del sonno, anche se solo temporaneamente.
Lo studio inoltre ha messo in evidenza che esiste una stretta correlazione fra tra qualità del sonno e la percezione del proprio stato di salute: in pratica chi si sente sano riesce a dormire meglio, al contrario chi sente di stare male, dorme peggio.
DORMIRE 10 ORE PER NOTTE AIUTA A SOPPORTARE IL DOLORE
I dati confermano quello che era già dimostrato e cioè che le persone affette da patologie reali come obesità, problemi respiratori, cardiaci o in generale dolori cronici, riposano peggio rispetto alle altre.
Anche in quest’ottica dunque arriva la conferma che la riduzione di stress anche nella percezione dello stato della propria salute tende a far migliorare la qualità del sonno.