Straordinario trapianto combinato di fegato e polmoni all’ospedale Molinette di Torino. A trarne giovamento è stato un 47enne che risiede in provincia di Salerno. L’uomo era malato di fibrosi polmonare e cirrosi autoimmune. L’uomo, non appena si sentì male, ebbe il coraggio di prendere il treno e arrivare fino a Torino per chiedere ai medici di essere ricoverato. Fortunatamente tutto è andato per il verso giusto, al termine di un intervento chirurgico durato 18 ore, l’uomo sta bene. Gli organi appartenevano a una donna genovese di 39 anni, morta a causa di una emorragia cerebrale. L’operazione è stata condotta da un’equipe di chirurghi diretta da Mauro Rinaldi e Massino Boffini.
Un trapianto di fegato è la sostituzione di un fegato ammalato con uno sano prelevato da un donatore. Il primo trapianto di fegato venne eseguito nel 1963 da Thomas E. Starzl a Denver (Colorado); il primo che ebbe successo, sebbene a breve termine, fu nel 1967. Nonostante il progredire delle tecniche chirurgiche il trapianto di fegato rimase nella fase sperimentale per tutti gli anni settanta, con circa il 25% dei pazienti che sopravvivevano almeno un anno. L’uso della ciclosporina migliorò decisamente i risultati e negli anni ottanta il trapianto di fegato divenne un trattamento clinico standard sia per adulti sia per bambini.
Il primo trapianto di fegato in Italia venne eseguito il 20 maggio 1982 al Policlinico Umberto I dell’Università di Roma “La Sapienza” dal Prof. Raffaello Cortesini e la sua équipe.
Il trapianto di fegato viene oggi eseguito in centinaia di centri negli Stati Uniti, in Europa e nel resto del mondo. La mortalità tre mesi dopo l’intervento è del 15% che sale a circa il 20% dopo un anno. Le percentuali sono in continuo miglioramento sebbene il trapianto continui ad essere una operazione molto complessa (un intervento può durare anche 15 ore) e con frequenti complicazioni.
Il numero di organi disponibili è molto basso rispetto alle necessità, e anche per questo si sono sviluppate le tecniche di trapianto di fegato tra viventi. Il fegato infatti si rigenera, ed è quindi possibile l’espianto parziale da un donatore vivente. Questa tecnica è anche stata favorita dal fatto che in alcune nazioni (ad esempio Corea del Sud o Giappone) non sia accettabile, per motivi religiosi e culturali, prelevare organi da un cadavere.