Codesto eccezionale principio attivo sarebbe stato dunque recentemente individuato anche nelle fragole da un team di ricercatori altoatesini facenti riferimento alla Fondazione Edmund Mach
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Codesto eccezionale principio attivo, sino ad oggi conosciuto come agrimoniin (dal nome di una celeberrima pianta officinale del Sud – Est Asiatico ormai in via di estinzione), sarebbe stato dunque recentemente individuato anche nelle fragole, più comunemente nonché facilmente reperibili in natura, da un team di ricercatori altoatesini facenti riferimento alla Fondazione Edmund Mach (in passato conosciuta con il nome di Istituto Agrario di San Michele all’Adige o IASMA) che, da sempre, si occuperebbe di migliorare i prodotti agricoli e forestali e la qualità ed il valore nutritivo degli alimenti allo scopo di rendere l’agricoltura maggiormente salutare e benefica per tutti gli individui di qualsiasi età.
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L’agrimoniin, ormai da diversi anni accuratamente studiato sia in Europa che negli Stati Uniti d’America, sarebbe, in particolar modo, un tannino, ovverosia un composto polifenolico abbondantemente presente in tutte le piante di tipo vascolare (quali, per esempio, le angiosperme), dalle spiccate nonché comprovate qualità astringenti, antiemorragiche, antimalariche e, soprattutto, antitumorali.
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La quantità di agrimoniin presente nelle fragole, ben inferiore a quella presente nell’agrimonia ma comunque non indifferente, renderebbe dunque i su indicati frutti rossi ideali per la prevenzione dei tumori e, proprio per questo motivo, una dieta che preveda una consumo costante nonché regolare di fragole, specie se consumate freschissime ed al naturale, non potrebbe che venir fortemente consigliata.