Nuovi dati sulla mortalità infantile nel mondo

di Redazione

Mortalità infantile in calo, soprattutto nei paesi che più si sono impegnati nella prevenzione e nel dotarsi di strutture adeguate per combatterla.

masai

I tassi di mortalità tra i bambini sotto i 5 stanno riducendosi ad un ritmo più veloce del previsto, secondo quanto riporta uno studio pubblicato di recente sulla rivista medica The Lancet.
La ricerca ha preso in considerazione 187 paesi, esaminando i dati statistici dal 1970 al 2010.
Nel mondo, alla fine di quest’anno, i bambini che moriranno prima dei cinque anni saranno 7,7 milioni, una cifra che può sembrare spaventosa, ma che rivela in realtà un miglioramento davvero notevole rispetto agli 11,9 milioni di bambini deceduti registrati nel 1990.

In media, i tassi di mortalità sono scesi di circa il 2 per cento l’anno tra il 1990-2010, ed in molte regioni, anche in alcuni dei paesi più poveri al mondo come in Africa, il declino della mortalità sta rapidamente accelerando.

In altri paesi dell’America Latina, del Nord Africa e del Medio Oriente si è toccata una riduzione anche più significativa, superiore in qualche caso al 6%.

Anche altri rapporti negli ultimi anni hanno rilevato una tendenza similare, ma quest’ultimo studio presenta informazioni più dettagliate che in passato, e rivela come siano anche aumentati di qualità i metodi statistici utilizzati.

Secondo gli esperti tali cifre stanno a significare che gli sforzi sostenuti dalla comunità internazionale a livello globale stanno dando i primi risultati, salvando la vita a più bambini di quanto si prevedeva.

Tra i motivi di tale parziale successo la diffusione di farmaci contro l’AIDS, maggior accesso agli integratori di vitamina A, il miglioramento nella cura della diarrea e delle polmoniti, una diffusione più massiccia di insetticidi e prevenzione contro la malaria ed infine la crescita dell’istruzione femminile.

I miglioramenti in Africa sono stati particolarmente incoraggianti, anche se non sono molti i paesi che riusciranno a raggiungere l’obiettivo fissato dalle Nazioni Unite di una riduzione della moralità infantile di almeno due terzi entro il 2015.

Un terzo di tutte le morti nei bambini si verifica in Asia meridionale, e per metà nell’Africa sub-sahariana con i neonati che costituiscono il 41% delle morti precoci.

Fra gli stati dove il tasso è più basso si contano Singapore e l’Islanda, con rispettivamente 2,5 e 2,6 bambini morti su 1000, mentre gli stati dove la mortalità infantile è più alta sono la Guinea Equatoriale, con 180,1 morti su 1000 ed il Ciad che raggiunge quota 168,7. Nei paesi ricchi, i più bassi in classifica sono Stati Uniti (6,7) e la Gran Bretagna (5.3).

Mickey Chopra, responsabile della salute per l’Unicef, ha dichiarato che i paesi i cui governi hanno pienamente supportato i programmi prevenzione e di cure primarie sono stati quelli che hanno registrato i risultati migliori, citando Malawi, Etiopia, Tanzania e Ruanda.

In Botswana per esempio i programmi di prevenzione contro l’HIV hanno avuto come risultato una drastica riduzione della mortalità infentile, mentre in Zambia la diminuzione è stata significativa da quando il 75% delle famiglie sono state fornite di zanzariere per contrastare la malaria.

Flavia Bustreo, direttrice della Partnership for Maternal, Newborn and Child Health, un gruppo gestito dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, ha ribadito come un fattore di prevenzione importante deriva anche dalla riduzione del numero di figli per famiglia, e dallo spazio più grande che viene lasciato tra una gravidanza e la successiva, oggi stimato mediamente nell’ordine di 2-3 anni.

Quasi un milione di bambini, ha anche osservato, muore ogni anno per asfissia durante la nascita per la mancanza di semplici misure di rianimazione che dovrebbero e potrebbero essere di routine.

Concentrando gli sforzi per migliorare tale deficit si potrebbero salvare molte vite, ha dichiarato.

La ricerca è stata finanziata dalla Bill & Melinda Gates Foundation.

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