Lo studio, apparso sulla rivista Health Affairs ritiene che per essere più efficaci le tasse dovrebbero essere sul prezzo allo scaffale piuttosto che sulla vendita.
La ricerca ha voluto valutare il potenziale impatto delle imposte sulla vendita di bevande a base di soda, che recentemente sono state proposte come strategia per combattere l’obesità infantile.
Secondo lo studio se l’obiettivo è quello di ridurre notevolmente il consumo di carbonato di sodio tra i bambini, allora la tassa dovrebbe essere decisamente consistente, mentre una piccola sovrattassa, da quanto traspare dalla ricerca non ha nessun vantaggio pratico.
Lo studio ha confrontato la tassa imposta sulla vendita di bevande attualmente sul mercato e l’analisi dei consumi di soda in 7.300 bambini arruolati in uno studio a lungo temine sull’infanzia, Early Childhood Longitudinal Study.
I ricercatori non hanno trovato alcuna associazione significativa fra consumo di soda, aumento di peso e la differenza tra le tasse imposte sulla vendita delle bevande che attualmente, almeno sul mercato statunitense si aggirano tra il 3,5 ed il 7%.
In determinati casi tuttavia la ricerca ha riscontrato che maggiori imposte possono in effetti ridurre il consumo di carbonato di sodio e frenare quindi l’aumento di peso soprattutto in determinate fasce sociali maggiormente a rischio obesità, come i bambini di determinate etnie o abitanti in quartieri dove è più basso il reddito pro-capite.
Lo studio, apparso sulla rivista Health Affairs ritiene che per essere più efficaci le tasse dovrebbero essere sul prezzo allo scaffale piuttosto che sulla vendita.