II consumo, quotidiano e costante, di alimenti contenenti elevate dosi di Omega-3 contribuirebbe a ridurre, addirittura sino al 30%, la concentrazione nel cervello della proteina Aβ42 che rappresenterebbe una delle principali causa della formazione delle fibre neuronali difettose fondamentali all'insorgenza dell'Alzheimer stesso.
<div align="justify"Che gli Omega-3, ovverosia particolarissima categoria di acidi grassi, facessero bene alla salute e, in particolar modo, alla salute cerebrale, migliorando le naturali funzionalità del cervello, si era un realtà sempre saputo.
► NUOVA FORMA DEL MORBO DI PARKINSON
Che, invece, fossero addirittura utili nel contrastare il temibile Morbo di Alzheimer, prevenendone la comparsa e proteggendo il cervello dai più debilitanti effetti collaterali di codesta patologia, sarebbe una assoluta novità che, stando a quanto avrebbe in questi giorni riportato l’eminente e prestigiosa rivista scientifica Neurology, sarebbe stata individuata dagli esperti ricercatori del Columbia University Medical Center di New York che, in assoluto, rappresenterebbe uno dei centri più all’avanguardia di tutti gli Stati Uniti d’America se non dell’intero globo.
► IL SONNO MIGLIORA DIVENTANDO ANZIANI
In particolar modo, stando a quanto avrebbe dichiarato il professor Nikolaos Scarmeas, coordinatore ed ideatore dell’avanzato ed interessante programma di ricerca oggi alla nostra attenzione, il consumo, quotidiano e costante, di alimenti contenenti elevate dosi di Omega-3 contribuirebbe a ridurre, addirittura sino al 30%, la concentrazione nel cervello della proteina Aβ42 che, come certamente saprete, rappresenterebbe una delle principali causa della formazione delle fibre neuronali difettose che, ormai da tempo, verrebbero considerate fondamentali all’insorgenza dell’Alzheimer stesso.
► DIGIUNARE PER PROTEGGERE IL CERVELLO
Per dimostrarlo, stando a quanto descritto dai relatori del progetto scientifico sull’efficacia dell’Omega-3 nella riduzione del rischio di Alzheimer, i ricercatori newyorchesi avrebbero confrontato l’alimentazione di oltre 1.200 soggetti volontari, tutti di età superiore ai 65 anni nonché in perfette condizioni di salute, con i risultati di un esame del sangue specificamente elaborato per l’individuazione della su indicata proteina.
Ebbene, come poc’anzi anticipato, maggiori quantità di Omega-3 nella propria alimentazione effettivamente equivarrebbero a minori livelli di Aβ42 lasciando dunque intravedere la possibilità che il rischio di Alzheimer possa effettivamente venir ridotto grazie all’alimentazione.