Nuove ricerche riportano d’attualità la correlazione tra inquinamento e fertilità, e si tratta di una ricerca italiana portata al meeting della European Society of Human Reproduction and Embriology (ESHRE) di Vienna. La riserva ovarica delle donne sarebbe danneggiata dall’inquinamento diminuendo la quantità di ovociti nelle ovaie. L’Università di Modena e Reggio Emilia ha monitorato 1400 donne della zona per dieci anni, per produrre la ricerca Ovarian Reserve and Exposure to Environmental Pollutants (ORExPo study).
La ricerca
La ricerca è stata condotta dal professor La Marca e i suoi collaboratori con il monitoraggio dell’ormone anti-mulleriano (AMH), il cui livello fornisce un’analisi della riserva ovarica, lo stesso per valutare l’arrivo della menopausa o diagnosticare la sindrome dell’ormone policistico. I ricercatori stanno ancora valutando il legame tra AMH e fertilità, ma comunque se ne conosce la rilevanza come marker:
“In questo caso bassi livelli di ormone anti-mulleriano danno uno svantaggio riproduttivo nella misura in cui determinano un minor recupero ovacitario e una minore disponibilità embrionale”, fa sapere il professor La Marca al meeting di Vienna.
“Dopo aver corretto i dati per tutte le variabili che possono influenzare i livelli di AMH, quello che abbiamo osservato è che all’aumentare dei livelli di inquinanti diminuivano quelli dell’ormone o detto in altro modo: le donne con bassa riserva ovarica si trovano soprattutto nelle zone più inquinate. Nel dettaglio abbiamo visto che se una donna vive nelle are con più inquinanti ha un rischio tre volte maggiore di avere una bassa riserva ovarica. E questo in un contesto, come quello modenese, in cui i livelli di inquinanti non superano le soglie imposte dall’Unione Europea”.