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Perché l’inverno fa male al cuore?

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Come si fa a rimanere in salute, provando a fare sport anche nei mesi invernali? Si tratta di un quesito che si pongono principalmente coloro i quali non hanno modo di fare palestra per motivi economici (o per motivi di tempo). Ecco, dunque, come trovare soluzioni interessanti nella medicina:

I cambiamenti climatici del futuro metteranno maggiormente a rischio il cuore

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Gli esperti lanciano un nuovo allarme sulle conseguenze del cambiamento climatico sul pianeta: è possibile infatti che aumenteranno i tassi e la mortalità conseguenti alle malattie al cuore.
Estremi sbalzi climatici, troppo caldo e troppo freddo, saranno una condizione normale nel prossimo futuro, e ciò potrebbe mettere a dura prova il cuore della popolazione.
Secondo uno studio pubblicato sul British Medical Journal la diminuzione della temperatura di un grado centigrado in un giorno può essere collegata ad un aumento degli attacchi di cuore, almeno 200 per ogni grado.

Strategia terapeutica per prevenire nuovi attacchi di cuore

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Una proteina denominata fattore di crescita del sistema nervoso, o NGF, contribuisce a far funzionare il muscolo cardiaco danneggiato da un attacco cardiaco nei topi, e ciò potrebbe essere di aiuto nell’elaborare una strategia terapeutica efficace per prevenire ulteriori attacchi cardiaci nell’uomo.
Se precedenti ricerche avevano esplorato la capacità della proteina di influenzare i tessuti nervosi del cuore, questo ultimo studio, pubblicato di recente su Circulation Research, ha invece puntato l’attenzione sulla possibilità che questa proteina possa contribuire ad una miglior guarigione delle cellule cardiache danneggiate.

Quando la Borsa è instabile aumentano gli infarti?

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Uno studio originale, quello compiuto da ricercatori della Duke University Medical Center, per valutare se nei periodi di maggior fluttuazione della Borsa e dell’economia si possa mettere in relazione ad un aumento delle malattie cardiache e degli attacchi di cuore.
Uno studio mai affrontato prima, nel quale l’equipe di ricercatori ha valutato in questa direzione l’incidenza degli attacchi cardiaci in un preciso momento storico, dal gennaio 2008 al luglio 2009, periodo particolarmente difficile per le borse mondiali, per verificare se effettivamente si potesse affermare che i due eventi occorrono parallelamente.

Durante le festività aumentano gli attacchi cardiaci

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Se precedenti ricerche avevano appurato esserci un aumento dei casi di attacchi di cuore durante il periodo invernale, questo era stato attribuito al fatto che il freddo potesse essere in qualche modo responsabile dell’aumento dei casi, perchè metteva a dura prova il cuore. Tuttavia, un recente studio, durato 12 anni e condotto nella contea di Los Angeles, ha evidenziato che tale associazione non è comprensibile perchè qui l’inverno è mite, e quindi non si può imputare al freddo le ragioni dell’aumento del numero di attacchi cardiaci. La ragione deve essere un’altra.

Reprimere la rabbia sul posto di lavoro puo aumentare il rischio di attacchi cardiaci

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Gli uomini che non esprimono apertamente la loro rabbia, se hanno problemi al lavoro, sono doppiamente a rischio di attacco cardiaco. Lo afferma un’equipe di medici svedesi del Research Institute di Stoccolma che ha esaminato un campione di lavoratori di sesso maschile impiegati nella capitale svedese. Le 2755 persone coinvolte nello studio, di età media di 41 anni tra il 1992 ed il 1995 e che al momento della ricerca non avevano mai avuto attacchi cardiaci sono state sottoposte ad un questionario per il quale dovevano illustrare n che modo affrontavano un conflitto sul lavoro.

Proteina predice gli attacchi di cuore, ma non l’ictus

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Alti livelli di proteina C-reattiva (CRP) nel sangue possono predire il rischio di attacchi cardiaci e decessi, ma non riescono a fare lo stesso per l’ictus.

E’ quanto hanno verificato in via sperimentale ricercatori della Columbia University Medical Center di New York City, che hanno pubblicato i risultati delle loro osservazioni sul numero corrente della rivista Neurology.
Lo studio ha coinvolto 2240 abitanti di New York, di età superiore ai 40 anni, che non avevano avuto in precedenza problemi di cuore.

All’inizio della ricerca ai pazienti sono stati controllati i livelli della proteina in questione nel sangue.

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