Il rischio da dipendenza da videogiochi

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Il dibattito sui videogiochi ormai va avanti da molti anni, in quanto vengono promulgate sempre nuove teorie a riguardo ed i medici hanno spesso dei pareri molto discordanti tra loro.
Ultimamente si è parlato dei videogiochi con le piattaforme interattive e gli studiosi conocordano sull’utilità per la salute di questa nuova generazione di giochi, poichè piattaforme come la Wii (solo per citarne una) aiutano a mantenere in forma; quando si parla invece di videogiochi classici, l’argomento principale è se la violenza all’interno di essi possa far scaturire degli atteggiamenti antisociali o potenzialmente pericolosi in chi ne fa abuso e se provocano delle lesioni permanenti ai tendini ed ai muscoli che vengono più spesso sollecitati, in particolar modo quelli della mano.

Il fumo fa male anche al sonno

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Non ci stancheremo mai di ripetere che il fumo è dannoso e che bisogna assolutamente smettere prima di incappare in gravi malattie respiratorie come il mesotelioma o la BPCO o in svariati tipi di tumori e oggi vogliamo parlare di quanto il fumo influisca sul riposo notturno.
Questo perchè? Probabilmente per una carenza di nicotina nel sangue. In uno studio è risultato che coloro i quali preferiscono svolgere una professione durante le ore notturne o sono molto mattinieri, sono solitamente persone che fumano.

Sigaretta elettronica e percentuale di nicotina

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A differenza dei cerotti o dei chewing gum alla nicotina, la sigaretta elettronica viene spesso catalogata come un metodo curativo e venduta all’interno delle farmacie.
Ma non è proprio così, poichè, a differenza dei cerotti o delle gomme da masticare in cui si conoscono i valori contenuti di nicotina, la sigaretta elettronica non viene sottoposta a nessun test e quindi non si può sapere preventivamente se possa provocare un’intossicazione.
In primis, le sigarette elettroniche hanno a loro svantaggio il fatto che vengono aspirate con maggior forza, in quanto contengono un tenore di catrame inferiore rispetto alle normali sigarette e quindi il fumatore, per assumerne la stessa quantità, si trova involontariamente a fare boccate più lunghe.

Un uso patologico di Internet fattore di rischio per ansia e depressione tra i più giovani

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I ragazzi giovani che passano troppo tempo su Internet corrono il rischio di sviluppare la depressione, secondo quanto osservato in un nuovo studio australiano, promosso da scienziati della School of Medicine di Sidney e dall’Università di Notre Dame Australia, e realizzato da ricercatori cinesi del Ministero della Pubblica Istruzione e della Sun Yat-Sen University di Guangzhou.

Una ricerca effettuata su un campione di 1081 ragazzi cinesi di età compresa tra i 13 ed i 18 anni, I quali sono stati monitorati per sintomi di depressione ed ansia correlati al loro uso più o meno massiccio di Internet.

Ritalin per trattare la tossicodipendenza

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Gli effetti del metilfenidato – un farmaco attualmente utilizzato soprattutto per trattare l’ADHD, il disturbo da iperattività e mancanza di attenzione ha effetti interessanti, anche se molti genitori hanno il timore che utilizzarlo nei bambini sia un rischio perchè li si abitua all’uso di farmaci e quindi al rischio di abuso di sostanze. Eppure i ricercatori sostengono che invece i bambini affetti da ADHD che sono trattati con il metilfenidato risultano essere invece a minor rischio di abuso di sostanze più tardi nella vita, al contrario di coloro che invece non ricevono questo tipo di trattamento.

Madre alcoolizzata influisce fortemente sulla salute futura della figlia femmina

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Il rischio che i figli di un genitore alcolizzato sviluppino più tardi nel corso della loro esistenza un percorso di problemi di dipendenza e psichiatrici è già noto, ma un recente studio ha voluto investigare se per tale legame esista anche un fattore di rischio legato al genere, scoprendo così che le madri con problemi di alcoolismo aumentano il rischio di problemi psichiatrici e di dipendenza soprattutto nelle figlie femmine.
Lo sostiene un team di ricercatori dell’Università di Yale che hanno analizzato dati raccolti su un campione di 230.000 uomini e 17.400 donne incluse in uno studio statunitense di vasta portata, lo U.S. National Epidemiological Survey on Alcohol and Related Conditions.