Il virus dell’HIV si sviluppa in maniera differente nel liquido seminale

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Il virus dell’HIV-1, uno dei due ceppi in cui si divide il virus che provoca la sindrome da immunodeficienza acquisita, risulta differire nel sangue rispetto che nel liquido seminale.
Lo hanno osservato equipe congiunte di ricercatori dell’Università della North Carolina, dell’Edward Jenner Institute for Vaccine Research e del Baylor Pediatric Center of Excellence del Malawi.
I ricercatori hanno voluto approfondire ancora più a fondo i processi attraverso i quali il virus dell’HIV viene trasmesso confrontando un gene che codifica una delle principali proteine presenti sulla superficie esterna del virus, sia nel sangue che nello sperma.

Trasformare le cellule cardiache per riparare i tessuti del muscolo cardiaco danneggiati

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Due recenti studi hanno evidenziato dei sensibili passi avanti nel campo della cosiddetta “medicina rigenerativa“, una branca di studi che esplora la possibilità di riparare gli organi danneggiati invece che utilizzare trapianti o organi artificiali.
Il primo dei due, apparso sulla rivista Cell e realizzato da un’equipe di ricercatori del Gladstone Institute of Cardiovascular Disease presso l’Università della California a San Francisco, ha dimostrato la possibilità di trasformare normali cellule, chiamate fibroblasti in cellule del cuore.

Sperimentazione genetica per la lotta alla malaria

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Scienziati statunitensi sono riusciti a realizzare, grazie all’ingegneria genetica, una zanzara portatrice di malaria resistente al parassita che provoca la temibile malattia nell’uomo.
I ricercatori, provenienti dall’Università dell’Arizona, hanno introdotto un gene che va ad insediarsi nell’intestino dell’insetto, in modo tale da impedire al parassita di svilupparsi.
E, come riferiscono nello studio di recente pubblicato su PLoS Pathogens, tale meccanismo genetico riduce anche la durata della vita media degli insetti.

Scoperto meccanismo genetico nello sviluppo dell’Alzheimer

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Ricercatori statunitensi hanno scoperto che la mutazione di un gene, associato all’insorgenza precoce del Morbo di Alzheimer, può bloccare un processo chiave di pulizia e di riciclaggio di tossine e proteine nel cervello.
Quando funziona correttamente insomma, questo gene – chiamato presenilina 1 (PS1) – svolge un servizio fondamentale di pulizia aiutando le cellule cerebrali a digerire proteine potenzialmente tossiche, indesiderate o danneggiate.

Genetica la propensione al gioco d’azzardo, per entrambi i sessi

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La genetica gioca un ruolo importante nell’attitudine al gioco d’azzardo, ed in egual misura per entrambi i sessi.
Lo rivela una recente ricerca condotta in Australia su 2.900 coppie di gemelli, di età compresa tra i 32 ed i 43 anni.
Ricerche precedenti avevano già dimostrato come il gioco d’azzardo, inteso come attività patologica, si verifica con più facilità nei gruppi famigliari in cui già un parente è affetto dal vizio del gioco: l’8% delle persone con problemi di gioco aveva infatti in famiglia un altro parente con una storia altrettanto problematica in merito, rispetto al 2% riscontrato invece tra i parenti di persone non affette dal vizio.

Parto prematuro causato da predisposizione genetica?

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Il rischio di parto prematuro sembra avere, tra gli altri, anche un fattore genetico che predispone, secondo quanto appurato in un recente studio di ricercatori dell’Università di Aberdeen in Scozia, che hanno pubblicato i risultati delle loro osservazioni sulla rivista medica Obstetrics & Gynecology.

Secondo quanto rilevato dallo studio condotto su 22.343 madri e figlie scozzesi, le donne nate prematuramente o che hanno fratelli o sorelle nati prima del previsto sono nel 50-60% dei casi più a rischio di avere, a loro volta, un parto prematuro.

Vita in alta quota possibile grazie ad alcuni geni

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“Un bell’esempio di darwinismo”, così il professor Hog Montgomery dell’Università di Londra ha commentato il recente studio condotto da ricercatori dell’Università dello Utah che hanno scoperto come i tibetani abbiano almeno 10 geni che risultano utili per vivere ad altitudini elevate.
La ricerca, pubblicata su Science, potrebbe in futuro essere utile per orientare strategie di cura e terapie per trattare sintomi e malattie causate dall’alta quota.
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