Cellule staminali per curare disfunzioni renali di origine genetica

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Ricercatori della Harvard Medical School hanno sperimentato un sistema di cura a base di cellule staminali che sembra essere promettente per curare alcuni tipi di disfunzioni renali.
I test sono stati effettuati su topi da laboratorio, che presentavano un difetto genetico simile a quello che nell’uomo, soprattutto tra gli adolescenti, provoca una malattia genetica progressiva delle reni che provoca insufficienza renale, conosciuta come Sindrome di Alport.

Una nuova tecnologia velocizza la produzione di cellule staminali da tessuti diversi dall’embrione

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La produzione di cellule staminali è una frontiera della ricerca medica che solleva grandi dibattiti nella società, soprattutto per il fatto che fino ad alcuni anni fa le cellule staminali venivano prelevate dall’embrione, e molti settori della società ritenevano che l’uso di questi, potenzialmente una nuova vita, per produrre cellule staminali non fosse un’operazione eticamente accettabile.
Per questo motivo la ricerca ha tentato vie alternative, cercando il modo di ottenere cellule staminali da altri organi del corpo umano, evitando in questo modo l’uso degli embrioni.

Cellule epatiche dalle cellule della pelle

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Scienziati del Medical College of Wisconsin sono riusciti a produrre con successo cellule epatiche attraverso l’utilizzo di cellule della pelle degli stessi pazienti.
E’ una scoperta che potenzialmente apre la strada a futuri trattamenti terapeutici per curare una vasta gamma di malattie che colpiscono il fegato.
Lo studio, che è stato pubblicato sulla rivista Hepatology, illustra la procedura con la quale i ricercatori statunitensi sono arrivati ad ottenere questo risultato.

Un test del sangue per diagnosticare il tumore al colon ed allo stomaco

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Il tumore al colon, come il tumore allo stomaco, sono tra i più diffusi e tra i più pericolosi per la salute, con più di 500.000 persone ogni anno che si ammalano ed un trend di decessi superiore ai 200.000 tra Stati Uniti ed Europa. Sovente sono anche tumori che, se diagnosticati in tempo possono essere facilmente curati, ed i pazienti possono sperare in una guarigione. Il problema è che gli esami per diagnosticarli, come la colonoscopia o l’esame delle feci sono spesso ad alto costo, invasivi e necessitano di personale esperto.

I centri di controllo delle emozioni non funzionano nel disturbo borderline di personalità

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Un gruppo di ricercatori del Mount Sinai Medical Center di New York ha scoperto, grazie all’utilizzo del neuroimaging funzionale, una tecnica in grado di misurare il metabolismo cerebrale, che i pazienti con disturbo borderline di personalità sono fisicamente incapaci di attivare le reti neurologiche che servono a regolare le proprie emozioni.

La ricerca, che sarà pubblicata prossimamente sulla rivista Biological Psychiatry, ha monitorato attraverso la risonanza magnetica funzionale come il cervello delle persone affette dal disturbo reagisce di fronte a determinati stimoli sociali ed emozionali.

Terapie sperimentali contro la distrofia muscolare di Duchenne

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La distrofia muscolare di Duchenne colpisce prevalentemente la popolazione maschile nel numero di un caso su 3500 persone, e finora la scienza medica non ha trovato nessuna terapia né rimedio per questo male il cui decorso è fatale in chi lo contrae. La malattia origina dal progressivo deperimento dei muscoli causati dall’incapacità dei geni di produrre una proteina, la distrofina, che è una componente chiara nella struttura muscolare.
Nell’ultimo numero della rivista The Lancet Neurology tuttavia viene pubblicato uno studio che apre uno spiraglio su possibili interventi terapeutici.

Una foma di epilessia bloccata nei topi

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Un equipe di ricercatori è riuscita a bloccare, nei topi da laboratorio, la trasmissione genetica di una forma di epilessia causata da un difetto ad un particolare gene.
Il gene in questione, Atp1a3, ha il ruolo di regolare i livelli di sostanze come sodio e potassio nelle cellule cerebrali.
Proprio lo squilibrio dei livelli di queste sostanze nel cervello è stato identificato, da lungo tempo ormai, come una dei fattori che possono causare alcuni casi di epilessia.
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