Cervello in forma coi consumi di cacao

Un Rapporto dell’Università dell’Aquila e dell’ospedale di Avezzano potrebbe aprire nuove frontiere e speranze nella lotta contro le malattie degenerative, ed in particolare contro l’Alzheimer. Questo perché dallo studio è emerso che l’assunzione di composti naturali presenti nel cacao, a fronte di una dieta equilibrata, porterebbe negli anziani ad un aumento delle loro performance mentali.

Insomma, anche se lo studio necessita di sperimentazioni più approfondite e più su vasta scala, il cacao potrebbe contribuire a rallentare l’invecchiamento delle cellule neuronali e, quindi, a migliorare la memoria a breve termine, la capacità cognitiva e la rapidità di pensiero che spesso con l’età che avanza si perde fino a registrarsi una vera e propria decrescenza rapida.

Prevenire l’Alzheimer dormendo a lungo

Un gruppo di medici statunitensi facenti riferimento alla Facoltà di Medicina (o School of Medicine) della prestigiosa Saint Louis University, uno dei più importanti istituti accademici privati del Missouri e degli Stati Uniti d’America, avrebbe dimostrato la correlazione, sebbene non di causa-effetto, tra qualità e quantità del sonno e insorgenza del Morbo di Alzheimer, malattia degenerativa del sistema nervoso centrale delle più gravi e diffuse.

Farmaco antitumorale per curare l’Alzheimer

Un team di neuroscienziati facenti capo alla School of Medicine della Case Western Reserve University, università statunitense, con sede a Cleveland, Ohio, delle più prestigiose e rinomate a livello globale, avrebbe in questi giorni pubblicato, sulle colonne della più importante e famosa rivista scientifica al mondo, ovverosia Science, i risultati di un approfondito studio, condotto negli scorsi anni, finalizzato a dimostrare l’efficacia di alcuni farmaci antitumorali nel trattamento e nella cura dell’Alzheimer, patologia degenerativa del sistema nervoso centrale.

Stimolazione elettrica per curare l’Alzheimer

La stimolazione elettrica del cervello, già sperimentalmente usata per rallentare l’evoluzione del Morbo di Parkinson, potrebbe rivelarsi utile, secondo alcuni test clinici condotto con successo dai ricercatori del Toronto Western Hospital,anche per il definitivo trattamento del Morbo di Alzheimer.

Secondo i medici autori della ricerca, infatti, un’efficace nonché profonda stimolazione cerebrale, grazie all’installazione di un elettrodo direttamente impiantato nel cervello, causerebbe il recupero, per lo meno in parte, delle originarie funzioni dei neuroni colpita dalla malattia.

Huperzine A per combattere l’Alzheimer

Soltanto ieri parlavamo di come, presso la Mayo Clinic di Rochester, nel Minnesota, si fosse riusciti a scoprire come predire l’Alzheimer con un test che potesse evidenziare, nell’individuo sano e in età presenile (meno di 65 anni), l’eccessivo accumulo di beta-amilode e la crescita incontrollata di metaboliti quali colina/creatina, primo sintomo neurologico della futura insorgenza della malattia.

Davamo notizia, inoltre, di come alcune approfondite indagini condotte dalle più importanti università canadesi avessero evidenziato una precisa correlazione tra eccesso di sale e Alzheimer, stabilendo come una dieta troppo ricca di sodio abbia effetti devastanti non soltanto sul cuore e sul sistema vascolare bensì possa venire considerata responsabile dell’insorgenza, prematura, dei più classici sintomi della senilità.

Possibile correlazione tra ceramidi e Alzheimer

Predire l’Alzheimer con un test

La confortate notizia giunge oggi dai ricercatori della Mayo Clinic (organizzazione non-profit di ricerca medica con sede a Rochester, nel Minnesota): il morbo di Alzheimer, altrimenti detto demenza senile (oltre i 65 anni di età) degenerativa primaria di tipo Alzheimer, potrebbe essere predetto sin da giovanissima età o, comunque, ben prima dell’insorgenza dei più classici sintomi di una malattia che, ogni anno, nel mondo, colpisce all’incirca 150 persone, ogni 1.000, di età compresa tra i 65 e i 90 anni, dando così l’opportunità a medico e paziente di elaborare una strategia adatta ad affrontare, nel migliore dei modi, la degenerazione cognitiva che il disagio porta con sé.

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