Cos’è la demenza

Ci siamo occupati, in questi giorni, di alcune malattie davvero molto gravi. In particolare, come potrete scoprire navigando su Stetoscopio, della Malattia di Creutzfeldt-Jakob un disturbo neurodegenerativo progressivo e fatale (giacché causata dai prioni, proteine danneggiate e dannose che non si è ancora riusciti a capire come distruggere) che prevede la demenza quale sintomo più eclatante.

CHE COS’È LA DEMENZA

Dieta efficace usando piatti più piccoli

Il dottor Brian Wansink, psicologo dell’Università Cornell di New York, avrebbe presentato, nel corso di un interessante convegno sul tema dell’American Psychological Association, una rivoluzionaria teoria che, se dovesse trovare conferme scientifiche, potrebbe rivoluzionare il mondo della dietologia aiutando moltissimi pazienti obesi a ridurre l’apporto di calorie e, dunque, a dimagrire preservando le principali funzioni corporee solitamente compromesse da un eccessivo peso.

Secondo l’eminente psicologo, infatti, stoviglie più piccole, oltre a dosi adeguate qualitativamente e quantitativamente (preventivamente stabilite in collaborazione con il proprio dietologo), contribuirebbero a far si che il paziente consumi meno calorie.

Tre proteine possono predire l’insorgere dell’Alzheimer

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La presenza di tre proteine nel liquido cerebrospinale possono essere un marcatore importante della malattia di Alzheimer ancora prima che vi siano segni evidenti del male, oltre ad essere un preciso indicatore della rapidità nella progressione del morbo.
Sono i risultati di uno studio di recente pubblicato sulla rivista Archives of Neurology, che non fanno che confermare recenti raccomandazioni sul fatto di utilizzare questi biomarcatori come parte integrante della diagnosi clinica nelle persone che si sospetta possano essere colpite dall’Alzheimer.

Una testa più grande preserva dal morbo di Alzheimer

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Una scatola cranica grande sembra proteggere meglio dai rischi della demenza senile e da malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer.
Lo hanno verificato in uno studio di recente pubblicato su Neurology un gruppo di ricercatori tedeschi dell’Università di Monaco.
Gli scienziati hanno reclutato 270 pazienti provenienti da diversi paesi, Stati Uniti, Canada, Grecia e Germania, ed hanno operato su questi una serie di rilevamenti che comprendevano la valutazione della funzionalità della memoria, la scansione del cervello, test cognitivi ed anche la misurazione della scatola cranica.

Dispositivo palmare per curare l’emicrania

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Un nuovo dispositivo palmare ad impulsi magnetici potrebbe in futuro entrare a far parte del corredo medico per combattere le emicranie, un’alternativa all’uso dei farmaci.
La sperimentazione sul dispositivo, che a differenza di altri testati in passato è pratico, economico e portatile, è stata realizzata da un equipe di ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine di New York, ed i risultati dello studio sono apparsi recentemente sulla rivista medico scientifica The Lancet Neurology.
L’apparecchio emette un singolo impulso magnetico, denominato stimolazione magnetica transcranica (STM), il quale va a perturbare quell’attività elettrica delle cellule neuronali che provoca i sintomi preliminari dell’emicrania.

Sclerosi multipla: fitness ottimo aiuto per le funzioni cognitive

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Sembra che l’esercizio fisico sia di grande aiuto nel proteggere il cervello nelle persone colpite da sclerosi multipla, almeno secondo quanto riportato da uno studio recente realizzato da scienziati e ricercatori della Ohio State University.
La ricerca è stata compiuta su 21 donne affette da sclerosi multipla recidivante remittente, valutando gli effetti di fitness ed esercizio fisico sulla stato di salute del cervello e sulle funzioni cognitive.
Le pazienti con un alto grado di allenamento fisico, hanno rilevato i ricercatori, presentavano una maggior capacità di eseguire test cognitivi, rispetto alle donne meno allenate.

Demenza senile più alta negli anziani ospedalizzati

Gli anziani ricoverati in ospedale hanno un alto rischio di riscontrare un declino cognitivo e di sviluppare demenza senile. Lo sostiene uno studio pubblicato di recente su Journal of the American Medical Association. La ricerca ha preso in considerazione un campione di 2.929 persone tutte superiori ai 65 anni di età, che dal 1994 al 2007 sono stati ricoverati in ospedale.
Tutti i partecipanti, al momento della ricerca, non presentavano segni né sintomi di demenza senile.
In un follow-up medio di 6 anni, 1287 di questi sono stati ricoverati in ospedale per una malattia non grave, 41 per patologie serie mentre il restante gruppo non è stato ospedalizzato.