Fumatrici più a rischio di ascessi mammari

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Fumare aumenta notevolmente il rischio di ascessi al seno, lesioni infiammatorie particolarmente dolorose, spesso difficili da curare, e che tendono, nel 40-50% dei casi a ripresentarsi cronicamente.
Lo rivela uno studio di recente realizzato all’Università dello Iowa, che nella stessa ricerca evidenzia come anche il piercing al seno sia un potenziale fattore scatenante dello stesso disturbo.

Il bypass gastrico può cambiare la abitudini alimentari

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La chirurgia di bypass gastrico può non solo cambiare il peso di una persona, ma anche le sue abitudini alimentari. E ciò a causa di alcuni ormoni secreti nel tratto gastrointestinale che subirebbero significative alterazioni in seguito all’operazione.
Lo studio, pubblicato su American Journal of Clinical Nutrition, si è particolarmente concentrato su uno specifico tipo di fame, denominata “fame edonistica”, che identifica quel desiderio di mangiare, soprattutto cibi particolarmente gradevoli al palato, anche quando non si sente lo stimolo della fame.

L’obesità incide anche sulla vita sociale e relazionale

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Se è risaputo che essere sovrappeso o obesi può aumentare il rischio di diabete di tipo 2, di malattie cardiovascolari, e persino l’insorgere di tumori, il peso corporeo in eccesso sembra influenzare sensibilmente anche il benessere psicologico e le relazioni sociali, secondo quanto osservato in una nuova ricerca condotta da ricercatori dell’Università del Michigan.
Gli esperti statunitensi hanno voluto esaminare le conseguenze dell’essere in sovrappeso sulla dimensione emotiva sociale e finanziaria, in uno studio a lungo termine tra i primi nel settore.

La dieta influisce sulla flora intestinale nei bambini

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I bambini che vivono in un villaggio africano, la cui dieta è prettamente vegetariana e che quasi sempre sono allattati al seno fino all’età di due anni presentano una flora intestinale completamente differente da quella dei bambini occidentali.
Lo rivela un recente studio realizzato da ricercatori italiani e di recente apparso sulle pagine della rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
E i batteri presenti nell’intestino dei bambini occidentali li possono predisporre con più facilità a problemi di salute, dalle allergie all’obesità.

“Grasso” o “obeso”: come appellare le persone sovrappeso?

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“Grasso” o “Obeso”? Come è più corretto appellare le persone sovrappeso? Un dibattito attuale che di recente ha visto entrare in gioco persino il ministero della salute britannico che ha di recente indicato come medici e professionisti della salute dovrebbero utilizzare il termine “grasso” invece di “obeso”.
Il primo sarebbe più valido per motivare le persone a perdere peso, secondo quanto riportato di recente dal ministro britannico, Anne Milton, durante un intervento sulla BBC.

Troppa TV tra i bambini piccoli

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Uno studio condotto in Oregon su bambini di due anni di età rivela come il 20% dei bambini guarda la TV più delle due ore raccomandate dalle autorità sanitarie.
E ciò, oltre ad avere un profondo impatto sullo sviluppo intellettivo e cognitivo del bambino, secondo gli autori è anche associabile ad un rischio maggiore di obesità e di problemi come il deficit di attenzione ed iperattività (ADHD).
I risultati della ricerca, sebbene condotti in un singolo stato americano, secondo gli autori sono generalizzabili anche al resto della nazione, e probabilmente anche alle altre nazioni occidentali.
Negli Usa le autorità sanitarie nazionali, come l’American Academy of Pediatrics raccomandano che il tempo che il bambino a quell’età può trascorrere davanti alla TV non sia superiore alle due ore giornaliere, e solo su programmi di qualità.

Obesità e demenza senile, esiste una connessione?

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L’innalzamento dei tassi di obesità, dell’invecchiamento generale della popolazione e dei casi di Alzheimer e demenza senile pone il problema ai ricercatori americani di trovare una possibile connessione tra questi fenomeni, tutti in crescita.
Secondo uno studio pubblicato di recente sul Journal of the American Geriatric Society questa connessione potrebbe davvero esserci.
I ricercatori della Northwestern University Feinberg School of Medicine hanno voluto esaminare i dati raccolti all’interno del vasto studio Women’s Health Initiative. Uin particolare hanno concentrato la loro attenzione su 8.745 volontarie che hanno partecipato a studi clinici di terapia ormonale sostitutiva e di età superiore ai 65 anni.
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