Segnali di obesità già nei primi 24 mesi di vita

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Il “punto critico” che rivela possibili rischi di obesità nel futuro spesso è già individuabile prima dei due anni.
Lo rivela uno studio condotto negli Stati Uniti su oltre 100 bambini ed adolescenti di 12 anni di età in media, i quali dall’età di 10 anni risultavano obesi, pubblicato recentemente per la rivista Clinical Pediatrics.
Nella ricerca si è appurato che nei bambini presi in considerazione più della metà risultavano sovrappeso già all’età di 24 mesi, ed il 90% erano obesi all’età di 5 anni.

Michelle Obama contro l’obesità infantile

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L’obesità è un problema che colpisce prevalentemente l’occidente industrializzato, un fenomeno che desta preoccupazione sia dal punto di vista della salute dei cittadini che per le sue conseguenze nella spesa sanitaria nazionale. E negli Stati Uniti il problema è sicuramente molto serio, e superiore, per incidenza rispetto agli altri paesi sviluppati. Una recente statistica ha determinato che un bambino su tre negli Stati Uniti soffre di obesità, per questa ragione di recente anche la first lady americana, Michelle Obama, è entrata in campo promuovendo una campagna di informazione e di sensibilizzazione con l’idea, ambiziosa, di ridurre l’incidenza del fenomeno nell’arco di una generazione. Let’s Move, questo il nome della campagna, è quindi un pacchetto di iniziative che affrontano il problema su più fronti.

Poca vitamina D peggiora l’asma

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Ricercatori statunitensi presso il National Jewish Health di Denver hanno scoperto che gli asmatici con alti livelli di vitamina D presentano una migliore funzione polmonare e rispondono meglio ai trattamenti medici rispetto ai pazienti asmatici con bassi livelli di vitamina D.
Sebbene il motivo di ciò non sia ancora del tutto chiaro, gli scienziati suggeriscono che la vitamina D possa agire come modificatore del sistema immunitario, oppure come modificatore della risposta agli steroidi, attualmente la terapia utilizzata per ridurre gli effetti dell’asma.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Journal of Respiratory and Critical Care Medicine illustra i dati dello studio realizzato su un campione di 54 asmatici dei quali è stata valutata la funzionalità delle Le persone con bassi livelli di vitamina D nel sangue hanno fornito, alla fine della sperimentazione, dati peggiori rispetto al gruppo con alti livelli della vitamina.

Informazioni nutrizionali nei fast food

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Se nel menù dei fast food sono presenti informazioni nutrizionali, quali il numero di calorie presenti in ogni piatto servito, i genitori scelgono con attenzione per i propri figli il menù meno calorico.
E’ quanto rilevato da un’equipe di studiosi della University of Washington a Seattle che hanno sottoposto all’esperimento 99 genitori con figli di età media dai 3 ai 6 anni, ai quali sono stati presentati menù della celebre catena di fast food McDonald’s, la metà dei genitori avevano un menù in cui erano riportate le informazioni circa l’apporto calorico dei cibi, mentre l’altra metà dei genitori sceglieva da un menù privo di indicazioni sull’apporto calorico.

Meno complicazioni perdendo peso prima della gastroenterostomia

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Perdere qualche chilo prima di sottoporsi all’intervento chirurgico contro l’obesità permette di ridurre notevolmente il rischio di complicazioni post-operatorie come infezioni, coaguli di sangue, e problemi renali.
Lo rivela un recente studio condotto da ricercatori del Saint Francis Medical Center in Trenton nel New Jersey, che hanno esaminato le cartelle cliniche di 881 pazienti sottoposti ad intervento chirurgico per perdere peso.

La ricerca, pubblicata su Archives of Surgery, rivela che le complicazioni in fase post operatoria sono state in numero quasi doppio nei pazienti che prima dell’intervento sono aumentati ulteriormente di peso rispetto a coloro che invece, prima dell’operazione avevano già perso qualche chilo.

Antibiotici e obesità

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A causa dell’aumento dei tassi di obesità, ai pazienti potrebbero essere prescritte dosi di antibiotici più massicce. Lo afferma un recente studio, pubblicato sulla rivista The Lancet, e realizzato da medici provenienti da Grecia e Stati Uniti.
L’osservazione si basa sul fatto che la popolazione occidentale in generale rivela una crescita sostenuta dell’obesità e delle dimensioni corporee.

La preoccupazione dei medici diventa quindi quella di capire se le stesse dosi di antibiotici attualmente utilizzate debbano in futuro subire una modifica a causa di questo cambiamento, se , per esempio, le industrie farmaceutiche debbano produrre gli antibiotici in dosi più differenziate rispetto a quanto viene fatto attualmente.

Psicoterapia strumento efficace contro l’obesità

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Un programma di psicoterapia può funzionare meglio di altri strumenti per aiutare le ragazze a rischio obesità dall’accumulare chili di troppo.
E’ quanto hanno evidenziato ricercatori dell’Uniformed Services University’s Department of Medical and Clinical Psychology.
Il programma di psicoterapia, incentrato sul miglioramento delle relazioni interpersonali e le difficoltà nei rapporti sociali, identificate come causa di alcuni comportamenti non salutari, è stato testato su 38 ragazze, sottoposte, casualmente, al programma di psicoterapia oppure ad un normale programma di alimentazione equilibrata e salutare.
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