Influenza suina, negli USA prodotto il primo vaccino

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Negli Stati Uniti un’azienda farmaceutica ha prodotto il primo vaccino contro l’influenza suina.
La società, Protein Sciences Corporation, con sede nel Connecticut ha vinto un primo contratto da 35 milioni di dollari con il governo americano, per sviluppare un vaccino contro l’influenza ed ha già prodotto 100.000 dosi la scorsa settimana.

Influenza suina: si passerà a livello 6?

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Nei prossimi giorni l’Organizzazione Mondiale della Sanità discuterà se alzare a 6 il livello dell’influenza suina nella scala di valutazione delle malattie epidemiche, dichiarando di fatto che ci si trova di fronte ad una pandemia.

Influenza suina: l’OMG smentisce la sua nascita in laboratorio

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Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il virus dell’influenza suina non è il risultato di un incidente di laboratorio.

Così giovedì si è espressa l’importante organizzazione in merito alle voci diffuse sulla rete e nei vari media internazionali che il virus sarebbe nato in laboratorio e per una incorretta gestione si sarebbe poi diffuso incontrollatamente.

Negli scorsi giorni era stato dato ampio risalto al parere di un virologo australiano, Adrian J. Gibbs, della Australian National University, che in passato aveva pubblicato sulla rivista Science i risultati di un suo studio secondo il quale la diffusione del virus della terribile influenza “spagnola” del 1918 avesse origine da un influenza aviaria.

I soldi veicolano l’influenza?

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E’ una delle raccomandazioni che sicuramente ogni bambino si sarà sentito dire dalla mamma, “i soldi sono sporchi”, e la mamma sicuramente avrà proseguito dicendo che bisogna lavarsi le mani dopo averli toccati e soprattutto mai metterli in bocca o annusarli.

Nelle ultime settimane, con lo sviluppo dell’influenza suina, che in molti hanno identificato come una pandemia, cioè una infezione in grado in breve tempo di diffondersi in tutti gli angoli del pianeta, è tornato di particolare interesse l’argomento sui vettori di propagazione del virus.

Febbre suina: efficaci i provvedimenti e le raccomandazioni

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Ora che sembra essere passato il peggio, a parte la situazione del Messico dove il numero di colpiti dall’influenza suina (H1N1) è stato il più alto così come il numero dei decessi, e che la malattia ormai sembra avere un decorso standard come altre in passato e non essere più particolarmente insidiosa e pericolosa, ci si chiede se tutto la grande attenzione e la mobilitazione internazionale, il flusso enorme di informazioni e, insomma la grande mediatizzazione dell’episodio siano stati utili o molto al di sopra delle righe.

Così come ci si chiede se erano necessari tutti i provvedimenti attuati, la chiusura di scuole ed uffici pubblici, la messa in quarantena delle persone colpite dal morbo influenzale, persino la raccomandazione, urlata a squarciagola di prestare la massima attenzione all’igiene e di lavarsi spesso le mani.
La risposta è si. Era necessario. Perchè tale attenzione a livello mondiale ha contribuito come mai prima d’ora a contenere sul nascere un’influenza che avrebbe potuto anche dimostrarsi molto più pericolosa di quello che è stata effettivamente.

Batteri sulla tastiera e mouse

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In questi tempi in cui si parla tanto della diffusione dell’influenza suina è facile trovare nei blog online e tra le domande dei frequentatori di forum su igiene e salute, la preoccupazione che anche oggetti di uso quotidiano come i nostri pc possano essere veicoli di contagio. E non è una preoccupazione assurda.

Essenzialmente l’influenza suina si diffonde per contagio diretto, quindi un colpo di tosse o uno starnuto, ed anche un bacio possono veicolare il virus. Ma anche attraverso il semplice contatto delle mani con superfici in cui sia presente il virus è sufficiente perchè il contagio abbia inizio, se subito dopo ci tocchiamo la bocca o il naso, proprio come per le altre forme influenzali, per questo motivo molta importanza viene data al lavarsi le mani con attenzione e continuità.

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