Tumore al cervello, un nuovo aiuto da nanoparticelle ed ultrasuoni

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Una nuova ricerca dimostra che, se combinate insieme, due nuove frontiere della tecnologia medica possono esser di grande aiuto per sconfiggere uno dei più temibili tumori al cervello, il glioblastoma multiforme.

L’esperimento è stato condotto da un equipe medica guidata da Jason Sheehan, della Facoltà di Medicina dell’Università della Virginia, assistito da uno studente laureato in Ingegneria e Scienze Applicate e da un ingegnere biomedico, per verificare l’efficacia di una cura del tumore attraverso l’uso di nanoparticelle a rilascio controllato e degli ultrasuoni.

Dipendenza da nicotina

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Sebbene fossero informazioni conosciute sin dagli anni ’60 del 1900 dagli industriali del tabacco è solo nel 1988 che anche la medicina ufficiale ha finalmente dichiarato che la nicotina è una sostanza che provoca dipendenza.
Tale ritardo che intercorre nella pubblicazione dei dati in possesso delle aziende produttrici di tabacco e le tardive ammissioni della medicina ufficiale purtroppo è da attribuirsi essenzialmente a motivi di carattere economico e di profitto, con la conseguenza che oggi il tabagismo è una delle più diffuse e dannose forme di dipendenza in tutto il pianeta.

Cancro alla vescica per colpa dell’acqua di pozzo

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Secondo un recente studio dell’University of Alabama di Birmingham uno tra i fattori che possono provocare il cancro alla vescica è l’assunzione di acqua di pozzi e fontane in genere.

Oltre a questo concorrono a questa malattia molte altre abitudini di una persona, quali il fumare oppure lo stare esposti troppo tempo ai raggi ultravioletti.

L’Università dell’Alabama ho scoperto come l’acqua dei pozzi possa essere molto contaminata, per esempio a causa della pulizia delle strade col sale durante l’inverno o a causa dei pesticidi usati nei paraggi.

Scoperto il gene che blocca la metastasi

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Due équipe di ricercatori guidate dal Prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova e dal Prof. Silvio Bicciato del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia sono riusciti a giungere ad un’importantissima scoperta.

Le due équipe, infatti, sono riuscite ad individuare il gene p63, ossia il gene che blocca la metastasi impedendo così al tumore di diffondersi in tutto l’organismo.