Un cerotto per applicare il vaccino

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Sarebbe bello se i vaccini potessero essere somministrati senza l’uso di aghi, ed è per questo motivo che tante sono le ricerche per trovare un’alternativa al tradizionale metodo con aghi e siringhe.
Quello di recente sperimentato sui topi, una sorta di cerotto che contiene microaghi, sembra essere efficace ed ottenere un certo successo in fase sperimentale.
Si tratta di un supporto per una serie di microaghi lunghi meno di un millimetro, che una volta applicati si dissolvono nella pelle: grazie alle loro ridottissime dimensioni non provocano l’afflusso di sangue né il dolore tradizionalmente sopportato durante un’iniezione.

Aumentano i casi di pertosse negli Stati Uniti

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La pertosse era un tempo una malattia particolarmente grave per i bambini, e solo dalla metà degli anni ’40, con l’introduzione del vaccino i casi di infezione dal batterio Bordetella Pertussis si sono dimezzati nel mondo, soprattutto nell’occidente industrializzato.
Un calo che si è registrato fino alla metà degli anni ’70, ma che, rivelano le autorità statunitensi, ha conosciuto un’inversione di tendenza in questi ultimi anni.
L’infezione batterica si diffonde attraverso l’aria: tossire, starnutire, o anche semplicemente parlare sono già veicoli di contagio.

Soluzione zuccherina rende meno doloroso il vaccino nei bambini

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Una soluzione zuccherina aiuta i bambini a sopportare meglio il dolore procurato dal vaccino. E’ la scoperta di un gruppo di ricercatori dell’Hospital for Sick Children di Toronto, in Canada, che hanno revisionato 14 precedenti studi in merito, provenienti da diverse parti del mondo, Canada, Australia, Brasile.
Lo studio, pubblicato di recente sulla rivista medica Archives of Disease in Childhood, rivela che tale procedura funziona in maniera così evidente, e così bene, da aver stimolato la raccomandazione a medici ed infermieri, di somministrare una soluzione dolce, poche gocce di saccarosio o glucosio in mezzo cucchiaino d’acqua, ai bambini tra 1 mese ed 1 anno di vita, prima di sottoporli alla vaccinazione.

Nuove ricerche sulla febbre dengue

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Una ricerca di recente pubblicazione sulla rivista Science offre nuovi spunti alla comunità scientifica su come l’organismo umano si comporta quando è attaccato dalla febbre dengue, una malattia tropicale che in questi ultimi anni ha avuto una diffusione notevole.
La ricerca si è basata sul prelevamento di campioni di sangue su un gruppo di volontari infettati dal virus della dengue, scoprendo che gli anticorpi prodotti dall’organismo non svolgono un lavoro di contenimento dell’infezione efficace ed adeguato.

Nuovo genotipo di ceppo fungino desta preoccupazione negli USA

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Allarme negli Stati Uniti per una nuova minaccia per la salute che proviene da un ceppo fungino presente nell’ambiente che può avere anche conseguenze letali.
Il fungo, individuato recentemente in Oregon, si è rapidamente esteso anche in altri stati, raggiungendo la California.
Un nuovo genotipo,VGIIc, del Criptococcus Gattii, questo il nome del microrganismo, avrebbe già causato una serie di decessi nella regione, e nell’area del Pacifico nord occidentale sarebbero 21 i casi individuati dai ricercatori, con un tasso di mortalità che tocca il 25%.

Nuova frontiera nella conservazione dei vaccini

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La lotta a determinate malattie, che colpiscono soprattutto i paesi sottosviluppati e le regioni calde del pianeta ha sempre avuto un grosso handicap nel fatto che fino ad oggi i vaccini debbono essere conservati e veicolati in particolari condizioni di temperatura, molto fredda, che permetta a questi di essere utilizzati più a lungo e mantenuti inalterati nella loro efficacia. Recentemente un gruppo di ricercatori ha fatto una scoperta che potrebbe rivoluzionare il modo di conservare i vaccini, permettendo così a questi di essere più a lungo disponibili, ad un basso costo di produzione, e facilmente trasportabili anche in quei luoghi sprovvisti di dispositivi di refrigerazione.

Quale lezione dalla passata pandemia?

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Sulla pagina dedicata alla salute del Los Angeles Times è comparso ieri un articolo che elenca una serie di considerazioni su quello che è stata l’esperienza della pandemia dell’influenza suina, identificando cosa ha funzionato e cosa invece sarebbe da rivedere nel caso in futuro ci sia un’altra emergenza simile.
Tra i dati positivi, riportati su un editoriale comparso su Nature, sicuramente il comportamento della comunità scientifica e medica internazionale: ricercatori e scienziati hanno infatti condiviso e pubblicato i dati sullo sviluppo della malattia in maniera efficiente ed aperta, approfondendo tutti i dati a loro conoscenza sullo sviluppo del virus.
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