Influenza A, gli animali domestici sono a rischio di contrarre il virus?

gatto

Con la recente notizia che un animale domestico, un gatto, era stato colpito dall’influenza A trasmessagli dall’uomo, in molti possessori di animali domestici sono nate spontanee un paio di domande: sono gli animali domestici a rischio di contrarre il virus? Gli animali contagiati possono a loro volta infettare nuovamente l’uomo?
La risposta alle domande, dicono gli esperti, è fondamentalmente negativa. L’influenza H1N1 attualmente in circolazione può passare facilmente da persona a persona, ma non passa dagli animali all’uomo e viceversa tranne in pochi casi rari.

Quando finirà l’allarme per la pandemia?

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Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che nello scorso giugno aveva decretato il livello 6 per l’influenza suina, di fatto dichiarandola una pandemia, ci vorranno anni prima che questa ritorni ad essere riportata ai livelli di una normale influenza stagionale.
L’allarme resterà quindi tale fino a quando non si verificherà un miglioramento sensibile nella diffusione del contagio.
Ad oggi, tuttavia, non c’è ancora nessuna indicazione su quando ciò potrebbe accadere.
Nelle pandemie passate ci è voluto infatti diverso tempo perchè il virus diventasse meno contagioso, fenomeno che generalmente accade quando le persone cominciano a sviluppare gli anticorpi o si diffondono i vaccini: di norma in passato ciò avveniva nell’arco di due-tre anni.

Sintomi adenoiditi

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Le adenoidi fanno parte di quei tessuti linfatici presenti all’interno della cavità orale, tra la gola ed il naso, la cui funzione principale è quella di costituire la prima barriera protettiva contro i microrganismi provenienti dall’esterno. Fanno parte quindi di quelle che generalmente vengono definite come tonsille, ma a differenza di queste, che comunemente vanno ad indicare i tessuti linfatici che si trovano al fondo del palato, le adenoidi si trovano più in alto, nel tratto che va dalla gola alle cavità nasali.
Le adenoidi possono provocare problemi nel caso si infettino o si ingrossino, a causa di una serie di motivi tra i quali infezioni batteriche o virali.

Il virus dell’influenza suina penetra più in profondità nei polmoni

polmoni

Una nuova ricerca condotta da ricercatori britannici conferma recenti studi (come quello pubblicato ad opera di ricercatori della University of Maryland ed apparso questo mese sulla rivista PLoS Currents) che hanno appurato come il virus dell’influenza suina sia in grado di penetrare in maniera più profonda nei tessuti polmonari rispetto al normale virus dell’influenza stagionale.
Uno dei motivi per cui questo tipo di influenza risulta più grave e pericolosa per alcune persone dunque consisterebbe nel fatto che è in grado di colpire un maggior numero di cellule.

Un virus associato al tumore alla prostata

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Un virus noto per causare tumori negli animali è stato per la prima volta individuato nelle cellule del tumore alla prostata dell’uomo. A scoprirlo i ricercatori dell‘University of Utah e della Medical School alla Columbia University, che hanno ritrovato il virus nel 27% di 200 malati di tumore alla prostata esaminati.
Il virus, identificato dalla sigla XMRV, e definito come gammaretrovirus, è associato allo sviluppo di una delle forme tumorali più aggressive, e la sua presenza, nella prostata non affetta da tumore, si riscontra solo nel 6% dei casi.

Sintomi morbillo

morbillo

Il morbillo, un infezione causata da un virus, il morbillivirus, è una delle più comuni malattie esantematiche, particolarmente diffusa soprattutto nei bambini. Sebbene il suo decorso nella maggior parte dei casi sia alquanto lieve e non provochi sintomi gravi, talvolta esso può essere causa di complicazioni che, sebbene abbastanza rare, provocano ancora oggi nel mondo tra le 30 alle 100 morti ogni 100.000 persone.

Demenza HIV-correlata più comune con certi sottotipi del virus HIV

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Un sottotipo di virus dell’HIV può determinare con maggiore facilità l’insorgere di una forma di demenza denominata “demenza HIV-correlata”.
Difficoltà cognitive, compresa la demenza sono una delle caratteristiche delle infezioni da HIV, ed i ricercatori della John Hopkins University, una delle più prestigiose tra le università statunitensi, in un recente studio condotto in Africa, hanno scoperto che questi disturbi appaiono strettamente correlati alla presenza di due particolari sottotipi del virus HIV, il sottotipo A ed il sottotipo D.
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