Il cancro alla prostata è tra i più diffusi nel genere maschile insieme a quello della pelle, del polmone e del colon-retto. Si stimano in Italia circa 36.000 nuove diagnosi ogni anno. Per fortuna ha una bassa mortalità: più del 70% dei pazienti è vivo dopo 5 anni. Questo per le sue caratteristiche, non sempre aggressive e per la diagnosi precoce che si può fare con un semplice esame del sangue, quello del dosaggio del PSA. Ma altre cose è importante sapere riguardo al tumore della prostata, 5 in particolare.
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Il tumore alla prostata colpisce più facilmente dopo i 65 anni
Il cancro alla prostata è più comune tra gli uomini con più di 65 anni. E’ rarissimo sotto i 40, ma non bisogna abbassare la guardia. Dopo i 45 anni un’analisi del sangue è sempre consigliabile farla.
2. All’inizio non provoca sintomi
Studi autoptici hanno dimostrato come il 75 % degli uomini sopra i 85 anni al momento del decesso, avvenuto per altre cause avessero il cancro alla prostata (dati US Preventive Task Force Service). Questo perché molti tipi di tumore alla prostata sono a crescita lenta e non influenzano la salute o la vita di un uomo. Data l’insorgenza media tardiva si comprende dunque il perché di questi dati. I sintomi si possono manifestare in fase avanzata della malattia e sono per lo più urinari e molto simili a quelli della ipertrofia prostatica benigna: bisogno di urinare spesso, dolore durante la minzione, sangue in urine o sperma.
3. Lo screening del PSA è controverso
I medici suggeriscono lo screening per il cancro alla prostata utilizzando l’antigene prostatico specifico (PSA), un semplice esame del sangue, ma il suo utilizzo in uomini sani senza sintomi rimane controverso: si afferma che negli uomini sani tra i 50 ed i 69 anni non sia significativa la sua reale utilità. L’American Cancer Society raccomanda agli uomini di parlarne con il proprio medico di fiducia. Il problema comunque è relativo, perché non riguarda il test di per se stesso, quanto l’eventuale possibilità di sovradiagnosi con falsi positivi (psa alto per altre cause) o positivi , ma con forme di tumore che non avrebbero mai arrecato un rischio per la salute dell’uomo, dato il lento sviluppo. In tali casi infatti oltre allo stress emotivo si insiste su cure che potrebbero avere effetti collaterali seri (come la disfunzione erettile e la perdita del controllo urinario).
4. Monitorare o curare?
Per tali motivi oggi si comincia a tenere sotto controllo la malattia più che a intervenire immediatamente con chirurgia e radioterapia. Secondo il National Institutes of Health attualmente, circa il 10 per cento degli uomini con diagnosi di cancro alla prostata ha un trattamento ritardato mentre il restante 90 per cento ricevere subito chirurgia o radioterapia. Tuttavia, circa il 40 per cento degli uomini diagnosticati ogni anno, potrebbe ritardare il trattamento con una strategia chiamata sorveglianza attiva, secondo un recente panel NIH. Sotto sorveglianza attiva, i pazienti con cancro alla prostata a basso rischio ricevono test di follow-up regolare e sono trattati solo se il cancro diventa più aggressivo.
Molti esperti ritengono la sorveglianza attiva un modo per ridurre i danni dello screening.
5. Prevenzione
Un modo per ridurre il rischio di cancro alla prostata è con la dieta. Gli studi dimostrano come i vegetariani hanno un minor rischio di cancro alla prostata rispetto agli uomini che mangiano carne, secondo il National Institutes of Health. Una sostanza nutritiva chiamata licopene, che si trova nei pomodori, è costantemente collegata ad un minor rischio di questa forma di tumore. L’evidenza suggerisce anche che la vitamina D può ridurre il rischio degli uomini di sviluppare una forma mortale di cancro alla prostata.
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