Naturalmente, come si potrebbe facilmente intuire, nessun screening sarebbe perfetto al 100% e, in numerosissime occasioni, potrebbe condurre a diagnosi quanto mai errate.
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Naturalmente, come si potrebbe facilmente intuire, nessun screening sarebbe perfetto al 100% e, in numerosissime occasioni, potrebbe condurre a diagnosi quanto mai errate.
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A differenza di quanto si possa comunemente credere, però, l’errore si potrebbe rinvenire sia in un eccesso di zelo delle tecniche utilizzate per i succitati screening piuttosto che dei tecnici di laboratorio sia in una loro eccessiva sottostima del danno individuato.
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Se il secondo caso, per quanto raro, sarebbe già stato ampiamente descritto in letteratura quale evento dalle nefaste conseguenze, non meno grave sarebbe il primo che, come ormai definitivamente appurato da uno studio dell’Università di Harvard, costringerebbe, ogni anno, migliaia di individui a sottoporsi a visite, cure e finanche operazioni chirurgiche non solamente inutili e costose ma, anche e soprattutto a causa dello stress cui sottoporrebbero il presunto paziente, nonché, per esempio, dell’introduzione in un organismo altrimenti sano dei veleni comunemente utilizzati in chemioterapia, potenzialmente dannose se non addirittura, nei casi estremi, addirittura letali.
Una delle tecniche diagnostiche maggiormente zelante, come dimostrato dai ricercatori della su indicata università statunitense, sarebbe quella della mammografia che, oltre a salvare, fortunatamente, centinaia di vite ogni anno ne comprometterebbe, purtroppo, un numero decisamente superiore.
Gli esperti oncologi di Harvard, in particolare, avrebbero dimostrato come almeno 1 caso su 4 individuato grazie alla mammografia ed ai controlli a tappeto, non si sarebbe probabilmente evoluto in una vera e propria neoplasia e, qualora lo avesse fatto, sarebbe probabilmente divenuto una semplice neoplasia benigna che non avrebbe mai dato alcun tipo di fastidio alla paziente.
Vi sarebbe, però, molto di più.
Basandosi sulle statistiche elaborate sull’utilizzo della mammografia nonché sul conseguente iter terapeutico sarebbe stato inconfutabilmente dimostrato come, per salvare una singola vita umana, ovverosia per individuare una vera e propria patologia oncologica, sarebbe necessario effettuare oltre 10 sovradiagnosi.