Con la nuova tecnica, si possono individuare variazioni di volume persino 10 volte più piccole di quanto attualmente è possibile fare con l'attuale tecnologia.
Attualmente i radiologi determinano le dimensioni dei noduli potenzialmente cancerogeni misurando le loro dimensioni su un piano bidimensionale con un metodo denominato RECIST (Response Evaluation Criteria in Solid Tumors).
Recenti studi hanno però già evidenziato come l’analisi tridimensionale potrebbe migliorare di molto il modo di determinare le effettive dimensioni dei noduli.
Secondo gli esperti del NIST, con la nuova tecnica, si possono individuare variazioni di volume persino 10 volte più piccole di quanto attualmente è possibile fare con l’attuale tecnologia. Una nuova prospettiva che ridurrebbe i tempi di diagnosi dagli attuali sei mesi a 4 settimane, una differenza di notevole importanza per le probabilità di sopravvivenza del paziente.
L’idea è quella di valutare l’aspetto del tumore con raggi X presi da diverse angolazioni. Si ottengono così una serie di dati che devono essere poi elaborati ed interpretati secondo diversi approcci.
Per valutare quale fosse il miglior modello interpretativo i ricercatori hanno realizzato una serie di ellissoidi polimero-silicati che mimavano forme e dimensioni di un potenziale tumore al polmone: una serie di 283 differenti oggetti che andavano da 4 ad 11 mm di diametro. Per diagnosticare un tumore nella sua fase precoce, hanno osservato i ricercatori, queste sono le dimensioni dei noduli che vengono ricercati nelle analisi.
Gli oggetti da analizzare sono poi stati inseriti in un supporto di gommapiuma a strati. Visto che alla scansione con tomografia computerizzata la gommapiuma risulta trasparente, i noduli artificiali risultavano assai simili nella scansione a come apparirebbero dei tumori reali.
La squadra di ricercatori ha quindi confrontato i volumi degli ellissoidi comparando i risultati ottenuti sia con la metodologia RECIST che con quella volumetrica.
Hanno verificato in questo modo che il metodo di valutazione volumetrico aveva un’efficacia maggiore nel segnalare una variazione di volume di almeno 10 volte superiore rispetto al metodo tradizionale utilizzato. Questo implica, suggeriscono i ricercatori, che si possono notare cambiamenti nel volume dei noduli anche dopo qualche settimana, invece che dopo alcuni mesi.
Spesso i tumori non crescono tuttavia in forme regolari, avvertono i ricercatori, ma il miglioramento nell’interpretazione dei dati è comunque un buon inizio. Ed è anche vero, concludono i ricercatori, che sebbene tale metodo si possa per ora applicare solo al più semplice dei casi questi comunque rappresentano già di per se una vasta classe di tumori polmonari.