Il tumore alla prostata se si interviene precocemente ha un tasso di sopravvivenza a 5 anni di oltre il 70%. Le cure a disposizione per questa forma di cancro che colpisce 1 uomo su 16 sono molte e piuttosto differenziate tra loro. La scelta terapeutica dipende dal caso specifico e va sempre valutata con il medico specialista. Ecco però la lista e la descrizione di tutte le possibilità terapeutiche che si hanno oggi a disposizione contro questa neoplasia.
Sorveglianza attiva per il tumore alla prostata
Per gli uomini con diagnosi di una fase molto precoce del cancro alla prostata, il trattamento può non essere necessario subito. Alcuni pazienti infatti possono non avere mai bisogno di terapie, per il lento progredire della neoplasia. In questi casi, si può procedere con la sorveglianza attiva, che consiste in controlli regolari e serrati nel tempo onde tenere sotto controllo la malattia. In caso di rapida progressione si interviene, ma a volte questo può essere un rischio in più. Di volta in volta va valutato l’effettivo rischio-beneficio. La sorveglianza si effettua anche in quegli uomini che per vari motivi di salute non possono essere sottoposti a cure anti- cancro come le seguenti.
Radioterapia
La radioterapia utilizza energia mirata, localizzata, ad alta potenza per uccidere le cellule neoplastiche. Nel caso del tumore alla prostata può essere fatta con il metodo “tradizionale” (radioterapia esterna) o con la brachiterapia. Nel primo caso in paziente viene trattato in una sala speciale con l’aiuto di un macchinario che utilizza raggi x o protoni. In genere si effettua più volte alla settimana per anche 1 mese consecutivo o più. La brachiterapia invece prevede il posizionamento di “semi” radioattivi a basso dosaggio, ma continuo e per lungo tempo all’interno della stessa ghiandola prostatica, cosa che si effettua attraverso un ago, guidato eco graficamente. In tali casi la radioterapia può provocare quali effetti collaterali, disturbi minzionali, rettali e /o disfunzione erettile.
Terapia ormonale
Le cellule della prostata, comprese quelle cancerose, si “nutrono” di testosterone. Cioè crescono grazie a questo ormone. La terapia farmacologica ormonale blocca la produzione di questo (con medicinali definiti LH-RH agonisti) o impedisce al testosterone di raggiungere le cellule (anti androgeni).
In alternativa si esegue un intervento chirurgico di che rimuove i testicoli (orchiectomia): l’efficacia è la stessa delle terapie farmacologiche, ma avviene in modo più repentino. La terapia ormonale è usata negli uomini con un tumore avanzato della prostata per ridurlo dal punto di vista dimensionale e per rallentarne la crescita e la diffusione. In fase precoce si può invece usare per ritardare la radioterapia o comunque per rendere la massa tumorale più facilmente aggredibile con successo dalle radiazioni. La terapia ormonale è utilizzata anche dopo la chirurgia o dopo la radioterapia, per evitare recidive. Tra gli effetti collaterali troviamo in questo caso :
- disfunzione erettile
- vampate di calore
- perdita di massa ossea
- riduzione del desiderio sessuale
- aumento di peso
Chirurgia
La chirurgia comporta abitualmente la rimozione totale della prostata. Si parla in questi casi di prostatectomia radicale. Spesso si asportano anche linfonodi e tessuti circostanti. Diverse le tecniche intraoperatorie per effettuare questa pratica e va decisa di volta in volta con il medico curante. Anche un robot di recente viene utilizzato per effettuare questo tipo di intervento cercando di ridurre al massimo i rischi collaterali che coincidono con incontinenza urinaria e disfunzione erettile.
Crioablazione
La criochirurgia o crioablazione comporta il congelamento dei tessuti della prostata con lo scopo di distruggere le cellule tumorali. Nel passato questa metodica si è dimostrata inefficace e correlata ad un alto tasso di effetti collaterali, ma oggi grazie alle nuove tecnologie le complicanze sono divenute molto più rade ponendo la crioablazione quale alternativa terapeutica negli uomini che non hanno tratto beneficio dalla radioterapia.
Ultrasuoni focalizzati
Oltre il freddo, anche il calore intenso, come è noto, può distruggere le cellule tumorali. In caso di cancro alla prostata si utilizzano per raggiungere questo scopo degli ultrasuoni focalizzati ad alta intensità. Si somministrano attraverso una sonda dal retto. Attualmente tale tecnica è però in uso in pochissimi centri, per lo più negli Stati Uniti.
Chemioterapia
La chemioterapia utilizza farmaci per uccidere le cellule tumorali in rapida crescita: si somministra per endovena, in pillole o in entrambe le modalità a seconda del caso. In genere si utilizza nel cancro avanzato e diffuso in altre aree del corpo oltre alla prostata oltre che nei casi di mancata risposta alla terapia ormonale.
Immunoterapia
Una forma di immunoterapia (Provenge) è stata recentemente messa a punto per la cura del cancro alla prostata con recidiva. Questo trattamento prevede il prelievo di cellule del sistema immunitario del paziente che vengono trattate in laboratorio e poi re -iniettate. Purtroppo non funziona su tutti e si tratta di una terapia a tutt’oggi molto onerosa.
Potrebbero interessarvi anche i seguenti post:
Impotenza ed incontinenza dopo tumore alla prostata: alcune soluzioni
Curare il tumore alla prostata consumando curcumina
Un farmaco per prevenire i tumori alla prostata
Fonte: Mayo Clinic
Foto: Thinkstock